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Partiamo da quell’ultimo quarto d’ora di Atalanta Inter, dove la Dea è tornata a spingere e attaccare come sua consuetudine, e dove non a caso è arrivato il gol del pareggio.

Un sorriso a metà per Gasperini che sicuramente ha visto una reazione tecnica ed emotiva rispetto a quella totale incassata contro il Liverpool, ma proprio perché si tratta di una gioia dimezzata, bisogna tenere conto anche della parte meno brillante e ancora inspiegabile.

Nel calcio così come a livello giuridico 3 indizi fanno una prova, e nel caso dell’Atalanta le tre partite su quattro disputate dopo la sosta suscitano dubbi e incomprensioni tecnici-tattici che il Gasp riduce al concetto di mancanza d’intensità, ma che forse non bastano a spiegare l’improvvisa involuzione dei nerazzurri.

Per questo motivo è naturale che possano sorgere dei ragionevoli dubbi, frutto di incomprensioni e incertezze fornite da ciò che abbiamo visto e sentito. Tuttavia, questo concetto altamente utilizzato in giurisprudenza indica una situazione oggettiva in cui le prove a carico di un indiziato non possono in alcun modo portare alla sua colpevolezza, perché ambigue o insufficienti.

Come sappiamo, infatti, nel calcio quando qualcosa non va il primo a rischiare grosso è sempre l’allenatore, ma solo risultati eloquenti e prove schiaccianti lo condannano ad un esonero lampo.

Gasperini assolvibile o in parte colpevole?

Sia chiaro, Gasperini non è e non sarà mai sulla graticola, ma alla luce degli  ultimi risultati possiamo trovare giustificazioni valide per non trovarsi aldilà di ogni ragionevole dubbio?

ALI BLOCCATE, MA-  Non è un segreto di stato che l’80% delle manovre offensive si produca con le fasce. Ed è logico intuire che se esse non volano a dovere, qualcosa si possa pure inceppare.

Lo abbiamo visto contro Napoli, Sampdoria, Crotone , Liverpool e Inter, dove Mojica e De Paoli (A Ruggeri diamo tempo, perché il ragazzo si farà e pure bene), hanno dimostrato di non essere all’altezza della situazione al momento. In parte scelte tattiche sbagliate, nelle ultime partite invece Gasp ha dovuto fare di necessità virtù, perché il mercato ha comunque fornito delle riserve a livello numerico proprio per ovviare a questo genere di difficoltà, ma lavorare psicologicamente e tatticamente sui nuovi arrivati quando si gioca ogni 3 giorni sarebbe complicato per tutti.

ADEGUAMENTI- Una cosa è certa nella vita di Gasperini: la difesa a 3, ma da grande allenatore sa che in tempi di magra e di grande difficoltà, qualche accorgimento serve come il pane.

Alla fine di Atalanta-Liverpool nessuno pensava che contro l’Inter avesse potuto rivoluzionare l’assetto tattico della squadra, ma date le circostanze e il forcing dell’ultimo quarto d’ora, siamo così sicuri che un passaggio al 4-2-3-1 in assenza di ali si debba utilizzare come arma segreta, anziché come piano B?

A posteriori sono tutti allenatori, ma aldilà di ciò che può affermare il sottoscritto, conta ciò che ha visto Gasp. Qui non si tratta di cambiare tutto affinché cambi nulla, come nel Gattopardo, ma di tra non cambiare mai e cambiare mai il confine è labile.

GIOCA CHI STA BENE?- Ogni allenatore si affida principalmente a quei 13-14 giocatori nell’arco di una stagione, e Gasperini non è di certo escluso.

Tra chi non può farne a meno e chi invece rimane immobile su certe concezioni tecnico-tattiche, spesso però a farla da padrona è la condizione psicofisica dei giocatori.

“Gioca chi sta bene”, questo è uno dei cardini della filosofia del Gasp, ma ultimamente forse alcuni preconcetti e un pizzico di orgoglio hanno inciso sulle prestazioni della squadra.

Escludendo difesa e centrocampo, dove le numerose assenze e acciacchi hanno praticamente deciso per Gasperini, in attacco 4 dei 5 gol è arrivato da riserve, perché al momento il tridente titolare vede Gomez-Ilicic-Zapata.

I dati però non mentono e se Muriel, Lammers e Miranchuk ogni volta che giocano convincono e segnano, inibire il loro momento anziché esaltarlo potrebbe risultare controproducente.

Il reparto è folto, ma competitivo, soprattutto in un campionato come quello di Serie A che al momento non vede un padrone o squadre nettamente superiori alle altre. Per questo motivo, un maggior roteazione potrebbe non inficiare sull’esito del gioco, ma addirittura rimettere benzina nel motore.

Ci tengo a precisarlo nuovamente: forse si trattano di elucubrazioni mentali senza capo né coda, e i motivi di questa flessione saranno altri e di natura casuale, ma non devono essere interpretati come spunti critici, ma spunti di riflessione per capire cosa è migliorabile al momento.

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