Sognatori coi piedi per terra

“Noi saremo tanto più forti quanto più resteremo l’Atalanta: più sali in alto, più devi guardare in basso.  Una delle tante massime che Antonio Percassi ci ha regalato in questi anni di presidenza,  ma dove la modestia forse c’entra poco.

La storia (soprattutto quella recente) è piena di esempi da evitare per una società umile e lavoratrice come quella nerazzurra: la Juventus con la sua eterna chimera Champions, l’Argentina di Messi e la maledetta Copa America, per non parlare delle milanesi, ancorate ad un passato che forse non tornerà più.

L’errore marchiano che si commette è quello di puntare un obiettivo importante sulla base del prestigio del club, e non sulla base della qualità e filosofia di gioco dell’attuale squadra.

Insomma, si pensa che l’obiettivo prefissato sia solo qualcosa di raggiungibile a priori, per storia e tradizione societaria, ma abbiamo imparato che la storia non va in campo. Si vola anche vicino al sole, ma il suo calore può far sciogliere le ali della nostra presunzione.

In questo marasma di società ambiziose e convinte di non inseguire un sogno, ma un fatto quasi ineluttabile, troviamo il patron Percassi, unico superstite della categoria dei sognatori prudenti, ambiziosi ma coi piedi ben ancorati a terra.

Sognare in grande, perché è gratis dopotutto, ma allo stesso tempo utilizzare il mantra della salvezza come motivo per spronare la Dea a superare limiti inimmaginabili. Solo con questa consapevolezza, tutto ciò che arriverà sarà tutto di guadagnato.

Come diceva Paulo Coelho, solo la paura di fallire rende impossibile un sogno, ma è sognando e lottando insieme che allora un obiettivo può diventare realtà.




Percassi a tutto campo: “Scudetto? Siamo a -31 dalla salvezza”

Intervistato dall’Eco di Bergamo, il presidente nerazzurro Antonio Percassi ha parlato a 360 gradi degli obiettivi e della stagione di questa straripante Atalanta, senza però mai perdere la sua modestia.

OBIETTIVO SCUDETTO?-Sono felice per questa grande partenza. Siamo già a -31… dallo champagne (la salvezza, ndr). Atalanta prima? Sì, me l’hanno detto. Ma non siamo degli sprovveduti. Perché dovrei parlare di scudetto? Poi perdi due partite e sei il presuntuoso che s’è schiantato. Noi saremo tanto più forti quanto più resteremo l’Atalanta: più sali in alto, più devi guardare in basso”

SORPRESA JOSIP- “Sono d’accordo, è l’Atalanta migliore di sempre. Non ricordo tanti giocatori così importanti tutti insieme, con tutta questa qualità. Guidati da Gasperini in panca e da Gomez in campo. Rinnovati o da rinnovare non è un problema. Loro saranno atalantini e bergamaschi a vita. Ilicic sta sempre meglio, e lo rivedremo presto in campo“.

CASO TOLOI- Sono soddisfatto di aver vinto così bene col Cagliari. Ho sentito le voci del pubblico, soprattutto erano trascorsi due giorni dal caso di Toloi. E il gruppo ha dimostrato di avere valori morali enormi”.  

CHAMPIONS A BERGAMO- È dal sorteggio che mi tormento. Abbiamo fatto cose incredibili per portare la Champions a Bergamo, la sorte ci ha mandato due club che rappresentano la storia del calcio, noi li dobbiamo accogliere senza tifosi. Ma così è un altro sport e i bilanci soffrono”.

SULLA CURVA SUD-Nessuna previsione, troppe variabili. Il parcheggio interrato, l’incognita del pubblico: senza si può ipotizzare l’avvio dei lavori a stagione in corso. Serviranno almeno dieci mesi. Il sogno rimane quello di essere pronti per il 2021/22 con il pubblico sugli spalti. Sarebbe magnifico“.

NAZIONALE AL GEWISS-“Roberto Mancini è un amico, sarà un onore ospitarlo, e ospitare Italia e Olanda, nazionali che hanno fatto la storia del calcio. Mi vien da pensare che saranno loro a chiederci di tornare… E noi, zero dubbi, li accoglieremo sempre a braccia aperte. Ospiteremo squadre come Liverpool e Ajax tra i club. Ci stanno succedendo cose inimmaginabili”.




Nazionali Nerazzurri, i match del weekend internazionale

C’è chi ha già dato sfoggio della propria forza in nazionale, e chi invece questo weekend dovrà sudare più del dovuto. Ecco i match in cui saranno impegnati i nostri nerazzurri nel weekend.

REMO VS LE FURIE ROSSE- Questa sera alle 20 45 Remo Freuler sfiderà la Spagna di Ansu Fati e Sergio Ramos nella 5° giornata del girone 4 del Gruppo A.

La capolista contro il fanalino di coda: nella precedente giornata, infatti, gli elvetici hanno perso contro l’Ucraina per 2-1, mentre le furie rosse hanno registrato un roboante 4-0 contro l’Ucraina. Serve davvero un’impresa agli ospiti per sperare ancora nella qualificazione al turno finale.

RUSLAN VS ROBIN- Sempre nel gruppo A girone 4 si sfideranno contemporaneamente Ucraina-Germania, e ancora una volta protagonisti potrebbero essere Malinoskyi e Robin Gosens. Gli ucraini dovranno riprendersi dal poker subito contro la Spagna, mentre i tedeschi dal pareggio con gli svizzeri. Entrambe bisognose di punti, si affideranno alla qualità offensiva di Ruslan e Robin, che avranno l’occasione di sfiorarsi in campo, e dare vita ad un match entusiasmante.

MARTEN E HANS VEDONO GLI AZZURRI- In attesa di vederli all’opera a Bergamo contro l’Italia, Marten De Roon e Hans Hateboer saranno di scena domenica 11 ottobre alle 18 contro la Bosnia. Nel primo gruppo del Girone A, i conti sembrano ormai fatti: Italia al comando, ma gli oranges possono davvero insidiare il primato agli azzurri. Decisiva potrebbe rivelarsi la partita di Bergamo, dove per i due nerazzurri sarà come giocare in casa.

MARIO PENSACI TU- Nel gruppo 3 del Girone A Mario Pasalic dovrà tirare fuori tutta la usa verve offensiva per tirare fuori da guai la sua Croazia. Ospite la Svezia del’ex Kulusevski, i croati cercano i 3 punti della speranza, visto che ancora stanno a zero dopo 3 giornate. Il doppio poker subito contro Portogallo e Francia brucia ancora, ma contro gli svedesi i croati possono davvero ottenere quei punti utili a rendere il girone meno scontato e noioso del previsto. I tifosi nerazzurri saranno con Mario e sperano che possa replicare a livello internazionale i colpi di classe esibiti in Champions contro Manchester City e PSG.BERAT PER IL VERTICE- Non sarà una sfida entusiasmante, ma ci si gioca il vertice del gruppo. Il nostro Berat Djimsiti domani alle 15 sfiderà il Kazakistan. Tutte e 4 a 3 punti, basta un niente per squilibrare le dinamiche del gruppo, le quali posizioni al momento sembrano imprevedibili. Se è vero che un campionato si vince con la miglior difesa, con Djimisti al comando della retroguardia albanese l’ex nerazzurro Edy Reja spera di dormire sonni tranquilli. Che vincano i nerazzurri.




Cambio di mentalità e consapevolezza: il mercato da big dell’Atalanta

Si è conclusa la sessione estiva di calciomercato. Una parentesi diversa da quelle passate, avvenuta in piena crisi covid e che inevitabilmente ha riscontrato molte complicanze sul lato delle trattative.

Nonostante la situazione di emergenza per i club, la Serie A rimane tra i campionati più spendaccioni, ma tra chi vende per causa di forza maggiore e chi acquista per ridurre gap tecnici, qui troviamo l’Atalanta.

Gli obiettivi della società erano semplici e chiari: trattenere i big e rinforzare la panchina, in ottica campionato e Champions.

L’Atalanta è tra le poche squadre rimaste quasi immuni dall’emergenza coronavirus: Percassi infatti non ha mai sentito l’impellente bisogno di cedere,  ed è qui che il cambio di mentalità e il notevole fiuto per gli affari ha ancora una volta ridotto il gap con club più blasonati, ma poveri di idee e strategie.

CAMBIO DI MENTALITÀ- Più oltrepassi confini inimmaginabili, meno club avrai alla tua porta che bussano incessantemente per i tuoi gioielli.

L’epica cavalcata in Champions ha di fatto annichilito le residue speranze di alcune big di potersi anche solo permettere di sedersi al tavolo delle trattative con Percassi.

Gasperini ha chiesto conferme e ulteriori ritocchi, in linea con una società che anche a livello strategico è diventata una big. Dalla filosofia del “vendere per il bilancio”, Percassi  ha incominciato ad impuntarsi e prendere in mano ogni straccio di possibile trattativa, esplicitando a tutti il nuovo concetto: “Mostratemi i cash e MAGARI ne discutiamo”. Per questo motivo Zapata ha smesso in pochi giorni di esser accostato a Juventus e compagnia bella, e per lo stesso motivo il Papu è rimasto, nonostante le allettanti ma precoci sirene del calcio arabo. Tutti insieme appassionatamente, rimasti ovviamente, qui, a Bergamo, la città che ha insegnato come i sogni e le ambizioni una volta raggiunti, facciano passare in secondo piano l’aspetto meramente economico.

PROSPETTI A QUOTA 100- Trattenere e spendere solo se necessario, ma nel caso delle cessioni si può far sempre qualche eccezione.

Castagne ormai in rotta di collisione con la società era inevitabile che partisse,e per questo motivo 25 milioni incassati rimangono un capolavoro societario. Mai quanto quella di  Dejan Kulusevski, venduto a peso d’oro alla Juventus per 44 milioni (35+bonus), con la consapevolezza che nessuno avrebbe potuto in seguito rimpiangerlo, data l’altissima qualità dei titolari. Nelle ultime ore di mercato la Dea ha calato il tris con la cessione di Amad Traore per 40 milioni al Manchester United, per un totale di quasi 100 milioni complessivi che non sono di certo passati inosservati tra i corridoi della Lega Calcio. L’Atalanta sciorina e insegna calcio sul campo, ma sul mercato è sempre stata la docente universitaria più competente in Italia.

IL NUOVO CHE “AVANZA”-  Qualche ritocchino era inevitabile, ma spesso ci si confonde tra il ritoccare e rinforzare. Mojica, Romero, Lammers, Piccini, De Paoli e Miranchuk sono i frutti di un mercato come al solito non esorbitante (circa 26 milioni esclusi possibili rinnovi di prestiti o riscatti), ma sempre ben mirato a rafforzare tutte le piccole (ma comunque presenti) lacune tecnico-tattiche.

Un mercato all’insegna di molti prestiti e colpi futuri, perché a Bergamo il presente è l’immagine mobile del futuro.




Eurorivali Atalanta: Liverpool a picco, Ajax e Midtjylland peccano di cinismo

L’Atalanta vola in campionato: con la manita rifilata al Cagliari, la Dea si ritrova al comando della Serie A a punteggio pieno. Ormai non ci si può più nascondere: questa squadra può davvero lottare fino alla fine per lo Scudetto, ma nel mentre sale l’attesa per l’esordio in Champions League.

Come ogni anno, quindi, è bene monitorare l’andazzo delle avversarie del nostro gruppo, e visto i clamorosi risultati di questa giornata di calcio internazionale, la consapevolezza di fare bene rimane molto alta.

LIVERPOOL A PICCO- Partiamo dai detentori della Champions del 2019. Anche i mostri sacri hanno punti deboli, come dimostra il clamoroso 7-2 infilitto dall’Aston Villa al Liverpool. I reds privati di Mané, Matip, e Allison tra i pali, si sono affidati alle giocate di Salah e Firmino, ma dietro Van Diks e Gomez hanno combinato più guai di Gianburrasca. Tanto possesso palla per i reds (70 a 30), ma il cinismo questa volta lo hanno portato i padroni di casa che hanno messo a segno 7 reti su 11 tiri nello specchio della porta, contro le due reti su 8 del Liverpool.

AJAX SENZA SMALTO- Anche il giovane Ajax nella scorsa giornata di Eredivisie si è inceppato. La squadra di Ten Haag non è riuscito a rimontare l’1-0 del Groningen, arrivato al 49′. Anche in questo caso però le statistiche ci mostrano una partita diversa dall’esito finale. I lanceri hanno stravinto il possesso palla (70 a 30), e attaccato con forza e vigore, ma nessuno dei 18 tiri totali si è concretizzato. Dall’altra parte ai padroni di casa è bastato insaccare uno solo dei 2 tiri nello specchio della porta per ottenere i 3 punti.

DANESI RIMONTATI- L’unica avversaria dei nerazzurri ad uscire contenta a metà è il Midtjylland. I danesi in trasferta a Horsens, sul lato del gioco non hanno nlla da recriminare. 26 tiri, di cui 9 in porta, e già al 32′ si trovavano avanti per 2 reti a zero. Inspiegabile rimane quindi la clamorosa remunatada incassata dal 35′ al 45′, quando i apdroni di casa hanno incominciato ad accelerare il passo, trovando dapprima il gol dell’1-2 e poi allo scadere del primo tempo il pareggio su rigore.

Tutte e tre le avversarie hanno di fatto dominato in lungo e largo le partite, ma sul piano del cinismo è venuta a mancare quella lucidità che invece la Dea continua a sfoggiare in campionato.




Scudetto si…scudetto (perché) no

La manita rifilata al Cagliari ha confermato quanto scritto e riportato da giornali e televisioni nell’ultima settimana: questa Atalanta è veramente da Scudetto.

Da tabù, questa parola per molti al momento rimane un sogno difficile da concretizzare,  ma non più così utopistico.

Un obiettivo che Gasperini e Percassi cercano di nascondere (giustamente), ma sul campo le dichiarazioni pre e post partita del tecnico nerazzurro sembrano perdere sempre più consistenza, perché lui stesso sa benissimo che questa squadra non ha niente da  invidiare a Juventus e Inter, le due candidate al titolo secondo le previsioni.

In questi anni abbiamo imparato che l’unico modo per raggiungere obiettivi importanti è quello di non porsi nessun obiettivo iniziale, ma come dice Gasp, questa squadra ha maturato una consapevolezza dei propri mezzi tecnici che in poche squadre in Italia possono vantare. Ergo, Gasp non lo dice esplicitamente, ma implicitamente è sempre stato tra i pochi a crederci, perché chi meglio di lui conosce pregi e difetti (pochi) della sua squadra.

Scudetto si-  Juventus e Inter vivono con l’eterna spada di Damocle del risultato e dell’albo d’oro, la Dea invece gioca, si diverte, fa divertire tifosi e non nerazzurri, con un giusto mix di qualità, quantità e spregiudicatezza. Se a queste caratteristiche aggiungiamo campioni del calibro del Papu, gladiatori in difesa e in mezzo al campo, ma soprattutto esterni che incominciano a vedere la porta quanto gli attaccanti, il processo di riduzione di quel gap con le possibili favorite dello Scudetto si accorcia ogni giornata che passa.  E a quel credere nella parola “Scudetto” risulterebbe obbligatorio.

Scudetto no?- Partire con degli obiettivi è importante, ma partire con degli obiettivi fissi e forse al di sotto delle capacità di una squadra, alla lunga risulta fondamentale, ma può rivelarsi un’arma a doppio taglio.

Percassi ha impostato il disco sulla “salvezza”, obiettivo che tutti noi sappiamo ormai essere raggiungibile anche con la Primavera. Tuttavia, questo limite posto dall’alto si è rivelato in questi anni il vero mordente della squadra orobica, perché l’unico modo per incentivarla è quella di renderla consapevole di poter raggiungere obiettivi anni luce più importanti di quelli imposti.

Come dice Gasp, gli aspetti su cui migliorare sono ancora molti, e forse sono proprio questi limiti al momento a rendere lecito un dubbio sulla vittoria dello scudetto da parte della Dea.

Solita difesa- In principio c’è sempre la questione della difesa, che sembra viaggiare su livelli altalenanti rispetto all’attacco. Un adagio del calcio dice che lo scudetto si vince sempre con la miglior difesa, come dimostrato anche dalla Juventus cannibale nell’ultimo decennio, ma nella storia ci sono squadre che hanno vinto e convinto incassando poco e proponendo un calcio all’avanguardia.

Umana contro le umane– Altro aspetto da non sottovalutare sono quei rari ma a volte significativi blackout stagionali. Dal meno recente casalingo contro il Torino perso 2-3, al pareggio a reti bianche contro la modesta Sampdoria, passando per lo 0-2 del 3 novembre 2019 contro il Cagliari, l’Atalanta ha mostrato di essere umana contro le più umili del campionato. Perdere scontri diretti con le proprie rivali ci sta, ma perder colpi contro squadre nettamente inferiori alla lunga può influire sulla stagione. Piccoli blackout, magari di poco conto nel computo delle 38 giornate, ma eloquenti per una squadra che pensa assai in grande.

L’Atalanta da brava pokerista ha già svelato le sue carte, ma al momento al tavolo dello Scudetto solo Inter e Juventus sembrano poter avere mani dello stesso valore,  ma a Gasp gli assi nella manica difficilmente mancano.




Atalanta in Champions, il secondo anno di università è più facile?

Il sorteggio di Ginevra metterà di fronte all’Atalanta due squadre di tradizione e storia come Liverpool e Ajax, ma ttaenzione alla piccola Midtjylland, che non vorrà di certo recitare la parte della Cenerentola solo per una notte.

L’Atalanta ancora una volta ha avuto la fortuna dalla sua parte. Il sorteggio di Ginevra offre senza dubbio uno spettacolare quanto proibitivo scontro il Liverpool, ma Ajax e la cenerentola Midtjylland di certo non possono impensierire una squadra che solo nella passata stagione ha imposto il suo calcio persino alla corazzata Manchester City del maestro Pep Guardiola.

Attenzione però perché il pericolo è sempre dietro l’angolo. Da matricola ora la Dea è una brillante studentessa del secondo anno di università, tra gli anni più complicati per uno studente,  ma non per questa Atalanta che già al primo anno ha passato gli esami più difficili con tanta abnegazione e impegno.

Il gruppo D non è di certo tra i più tosti del sorteggio, ma può essere definito come il “girone del bel calcio”, come mostrato dai nerazzurri, inglesi  e olandesi, in un intreccio di storia e tradizione che rende ancor più affascinante questo gruppo. Le insidie come sempre sono tante, e proviamo a conoscere meglio i nostri avversari.

ESAMONE LIVERPOOL- Proibitivo, al limite del fattibile, e forse neanche tutto lo studio tattico del mondo potrà servire, ma anche il Manchester City ai tempi sembrava un Everest insormontabile, ma alla fine un 18 pieno questa Atalanta lo ha ottenuto con grande merito.

La punta di diamante dei Reds rimane Momo Salah, ma sarebbe ingiusto non citare anche i vari Alexander-Arnolds, Van Dijks, Firmino, Mané e Allison, per non parlare del neo acquisto Thiago Alcantara, protagonisti allo stesso modo di un calcio fluido, aggressivo e tattico come quello nerazzurro, ma forse sublimato da una schiera di campioni che nella scorsa stagione hanno polverizzato record su record in Premier League.

Nessuno però è imbattibile: l’Atletico Madrid agli ottavi ha messo in evidenza i limiti della squadra inglese: a parità di pressing e aggressività, la maggior compattezza di squadra può rovesciare l’esito già scritto del match, e forse in questo caso l’Atalanta sembra avere una consapevolezza più alta dei propri mezzi. Una carta che sicuramente il Gasp potrà e dovrà giocare, perché il 18 adesso non sembra un miraggio, ma un punto di partenza.

MATRICOLE…- Da compagni dello stesso corso, sarebbe buona norma aiutarci a vicenda e scambiarci appunti, ma nel caso dei danesi del Midtjylland l’apprendimento sarebbe monodirezionale. Non si è mai vista una matricola spiegare ad una studente del secondo anno una lezione con fare autoritario, ma se i danesi sono riusciti ad iscriversi allo stessa università dei nerazzurri, hanno sicuramente qualcosa da offrire.

La mente torna alla quella funesta eliminazione nei preliminari di EL nel 2018 ai rigori contro il Copenaghen, ma di strada questa Dea ne ha fatta molta da allora.

Così come i nerazzurri la scorsa stagione, nell’edizione 2020/201 i danesi si ritrovano ad interpretare il ruolo di cenerentola/mina vagante del gruppo, perché da perdere hanno davvero poco.

L’entusiasmo non manca, così come la speranza per il club di mettere in vetrina i suoi talenti. In primis Pione Sisto, cresciuto proprio nei “lupi” scandinavi e tornato da poco alla casa madre, dopo 4 anni esplosivi al Celta Vigo. 18 gol e 14 assist in 135 partite in Liga: numeri di certo non esaltanti se vuoi spaventare le tue compagne di corso, ma sicuramente da non sottovalutare. Il tasso tecnico non è paragonabile a quello espresso da inglesi, orobici e olandesi, ma l’innocenza e la sfrontatezza della giovane età dei danesi potrebbe dare vita a match per nulla scontati in certi tratti.

Come sempre però l’età rappresenta un’arma a doppio taglio: 24,5 anni è l’età media, che significa tanta spensieratezza, ma anche tanta inesperienza che alla lunga conferma già in partenza l’ultimo posto nel gruppo.

 E METEORE- Nell’ultimo biennio il paragone tra Ajax e Atalanta ha appassionato tifosi e professionisti del mondo della comunicazione. Le somiglianze tra le due squadre non si possono negare: calcio totale, stessa filosofia legata alla crescita dei giovani e stessa ambizione senza limiti, ma durante l’università si cambia idea facilmente, e qualcosa si perde sempre per strada.

La società olandese ha deciso di smantellare mezza rosa per trarre profitti importanti: De Ligt, De Jong, Zyiech, Schone e van De Beek sono solo alcuni dei nomi altisonanti venduti a peso d’oro (circa 250 milioni incassati) e che hanno inevitabilmente indebolito i lanceri.

Tuttavia, la filosofia dei “giovani al potere” starebbe portando nuovamente i suoi frutti. Quincy Promes (chiedere info ad Hateboer e De Roon) ed Antony al momento rappresentano il tandem di talento più cristallino dei lanceri, supportati dal capitano Dusan Tadic, autore di ben 16 reti e 21 assist in metà stagione.

Così come per il Liverpool, la tradizione internazionale potrebbe rappresentare un vantaggio psicologico per gli olandesi: 4 coppe campioni in bacheca, ma come sappiamo non è la storia a scender in campo, ma i giocatori.

Insomma, le chances per un 30 e lode sono residue, ma comunque concrete. Un bravo studente però sa che le insidie maggiori sono causate da quegli esami facili sulla carte perché da pochi crediti, ma che possono implicare uno studio e un’applicazione più intensi del previsto.