Atalanta, Gasperini e la difesa a 4: solo un asso nella manica?

Atalanta, Gasperini con la difesa a 4?

ATALANTA-GASPERINI-DIFESA- Gasperini-difesa a 3 rappresenta un connubio consolidato da anni, e visti gli straordinari risultati ottenuti nell’ultimo quadriennio alla guida dell’Atalanta, è più facile che piova zucchero filato dal cielo, piuttosto che Gasp cambi modulo.

Nelle ultime uscite, però, abbiamo visto come il tecnico nerazzurro abbia attinto alla tanto vituperata difesa a 4 come asso nella manica per ripristinare l’equilibrio contro Ajax e Inter.

Non si tratta di venir meno al proprio credo tattico, come in molti forse hanno pensato di recente (soprattutto non atalantini), ma una questione di adattamento alla partita. Un dettaglio che spesso  mette in risalto le qualità di un allenatore, in primis pagato per essere in grado di comprendere  e leggere l’economia della partita.

Asso nella manica o di più?

Nel calcio possono accadere due situazioni: se le cose vanno bene, guai a toccare modulo e giocatori, ma nel caso le cose inizino a perdere efficacia, è giusto studiare nuovi approcci tattici.

Questo non significa sconfessare tutto ciò che si è creato precedentemente, ma studiare un piano B che possa far ottenere lo stesso risultato, facendo di necessità virtù.

Nelle ultime settimane, complici gli infortuni e una flessione della condizione psicofisica, il 3-4-2-1 si è rivelato uno schema di gioco prevedibile, lento, lontano parente da quello che ha fatto gioire il popolo nerazzurro.

Il 4-2-3-1 ha risollevato la Dea in più occasioni, e sono bastati in media 20 minuti per ritrovare lo spirito guerriero orobico.

Ma il calcio è fatto di uomini, oltre che di momenti, e quando la stanchezza o la poca lucidità incidono sul gioco, è doveroso ritrovare un approccio che possa valorizzare quel “poco” che si ha a disposizione.

Modulo ad hoc per l’attacco

A livello di organico, infatti, al momento il tocco magico dei nuovi attaccanti e la penuria di opzioni a livello difensivo  (soprattutto esterni) potrebbe esaltare in toto un modulo a trazione anteriore, dove gli esterni bassi darebbero man forte alla retroguardia. Questo permetterebbe di spingere al quartetto offensivo, dove tra Gomez, Zapata, Miranchuk, Muriel, Ilicic, Malinovskyi e Lammers l’imbarazzo della scelta è notevole, ma sinonimo di qualità e quantità.

Da arma segreta a rischioso ma potenziale assetto “necessario” il passo è breve. Ma come sempre a Gasp l’ardua sentenza.




Aldilà di ogni ragionevole dubbio

Partiamo da quell’ultimo quarto d’ora di Atalanta Inter, dove la Dea è tornata a spingere e attaccare come sua consuetudine, e dove non a caso è arrivato il gol del pareggio.

Un sorriso a metà per Gasperini che sicuramente ha visto una reazione tecnica ed emotiva rispetto a quella totale incassata contro il Liverpool, ma proprio perché si tratta di una gioia dimezzata, bisogna tenere conto anche della parte meno brillante e ancora inspiegabile.

Nel calcio così come a livello giuridico 3 indizi fanno una prova, e nel caso dell’Atalanta le tre partite su quattro disputate dopo la sosta suscitano dubbi e incomprensioni tecnici-tattici che il Gasp riduce al concetto di mancanza d’intensità, ma che forse non bastano a spiegare l’improvvisa involuzione dei nerazzurri.

Per questo motivo è naturale che possano sorgere dei ragionevoli dubbi, frutto di incomprensioni e incertezze fornite da ciò che abbiamo visto e sentito. Tuttavia, questo concetto altamente utilizzato in giurisprudenza indica una situazione oggettiva in cui le prove a carico di un indiziato non possono in alcun modo portare alla sua colpevolezza, perché ambigue o insufficienti.

Come sappiamo, infatti, nel calcio quando qualcosa non va il primo a rischiare grosso è sempre l’allenatore, ma solo risultati eloquenti e prove schiaccianti lo condannano ad un esonero lampo.

Gasperini assolvibile o in parte colpevole?

Sia chiaro, Gasperini non è e non sarà mai sulla graticola, ma alla luce degli  ultimi risultati possiamo trovare giustificazioni valide per non trovarsi aldilà di ogni ragionevole dubbio?

ALI BLOCCATE, MA-  Non è un segreto di stato che l’80% delle manovre offensive si produca con le fasce. Ed è logico intuire che se esse non volano a dovere, qualcosa si possa pure inceppare.

Lo abbiamo visto contro Napoli, Sampdoria, Crotone , Liverpool e Inter, dove Mojica e De Paoli (A Ruggeri diamo tempo, perché il ragazzo si farà e pure bene), hanno dimostrato di non essere all’altezza della situazione al momento. In parte scelte tattiche sbagliate, nelle ultime partite invece Gasp ha dovuto fare di necessità virtù, perché il mercato ha comunque fornito delle riserve a livello numerico proprio per ovviare a questo genere di difficoltà, ma lavorare psicologicamente e tatticamente sui nuovi arrivati quando si gioca ogni 3 giorni sarebbe complicato per tutti.

ADEGUAMENTI- Una cosa è certa nella vita di Gasperini: la difesa a 3, ma da grande allenatore sa che in tempi di magra e di grande difficoltà, qualche accorgimento serve come il pane.

Alla fine di Atalanta-Liverpool nessuno pensava che contro l’Inter avesse potuto rivoluzionare l’assetto tattico della squadra, ma date le circostanze e il forcing dell’ultimo quarto d’ora, siamo così sicuri che un passaggio al 4-2-3-1 in assenza di ali si debba utilizzare come arma segreta, anziché come piano B?

A posteriori sono tutti allenatori, ma aldilà di ciò che può affermare il sottoscritto, conta ciò che ha visto Gasp. Qui non si tratta di cambiare tutto affinché cambi nulla, come nel Gattopardo, ma di tra non cambiare mai e cambiare mai il confine è labile.

GIOCA CHI STA BENE?- Ogni allenatore si affida principalmente a quei 13-14 giocatori nell’arco di una stagione, e Gasperini non è di certo escluso.

Tra chi non può farne a meno e chi invece rimane immobile su certe concezioni tecnico-tattiche, spesso però a farla da padrona è la condizione psicofisica dei giocatori.

“Gioca chi sta bene”, questo è uno dei cardini della filosofia del Gasp, ma ultimamente forse alcuni preconcetti e un pizzico di orgoglio hanno inciso sulle prestazioni della squadra.

Escludendo difesa e centrocampo, dove le numerose assenze e acciacchi hanno praticamente deciso per Gasperini, in attacco 4 dei 5 gol è arrivato da riserve, perché al momento il tridente titolare vede Gomez-Ilicic-Zapata.

I dati però non mentono e se Muriel, Lammers e Miranchuk ogni volta che giocano convincono e segnano, inibire il loro momento anziché esaltarlo potrebbe risultare controproducente.

Il reparto è folto, ma competitivo, soprattutto in un campionato come quello di Serie A che al momento non vede un padrone o squadre nettamente superiori alle altre. Per questo motivo, un maggior roteazione potrebbe non inficiare sull’esito del gioco, ma addirittura rimettere benzina nel motore.

Ci tengo a precisarlo nuovamente: forse si trattano di elucubrazioni mentali senza capo né coda, e i motivi di questa flessione saranno altri e di natura casuale, ma non devono essere interpretati come spunti critici, ma spunti di riflessione per capire cosa è migliorabile al momento.




Atalanta Inter 1-1, le dichiarazioni di Gasperini nel postpartita

Atalanta Inter, 1-1, Gasperini nel postpartita

Nel postpartita di Atalanta Inter, l’allenatore della Dea Gasperini ha parlato del match in conferenza stampa. Vediamo insieme i momenti salienti del suo intervento.

SUL MATCH- Non ho mai avuto la sensazione che ci fosse una situazione di difficoltà. Giochiamo partite molto impegnative e difficili tra campionato e coppa. Ma la squadra ha avuto sempre una buona presenza tranne rarissime volte. Secondo me si vuol mettere pressione all’Atalanta come se dovesse vincere lo Scudetto o andare avanti in Champions. Le aspettative le mettano gli altri, noi non dobbiamo mettercele. Sappiamo quanto è complicato e in questo periodo abbiamo avuto un po’ di giocatori fuori”.

SU MIRANCHUK E RUGGERI-Son contento per entrambi. Per Ruggeri non era facile ma è un ragazzo che sta facendo bene. È un 2002 con ottime doti tecniche e fisiche. Ha bisogno di farsi esperienza ma ha il futuro davanti a sè. Miranchuk straordinario: in due spezzoni ha toccato pochissime palle facendo due gol. Ha qualità ed è stato fermato da un infortunio, ora speriamo di inserirlo al meglio“.

SOSTA– “Per 10 giorni ci alleneremo in 6 giocatori, diversi li vedremo il venerdì mattina prima di andare a giocare contro lo Spezia. In realtà come squadra non ci alleniamo proprio, però sarà così fino a Natale, è normale. È così per tutti

ESTERNI IN CALO-Per noi il ruolo d’esterno è molto, molto importante. Abbiamo perso Castagne e in questo periodo Gosens. Il nostro gioco si basa molto sugli esterni e quando girano poi anche gli altri hanno più possibilità di giocare. In questo periodo ci sono mancati un po’ ma stiamo lavorando per farli rendere al meglio.

TANTI ATTACCANTI- “Alla fine oggi abbiamo pareggiato con l’inserimento di Miranchuk, Lammers e Muriel. Abbiamo ancora fuori Ilicic ed erano usciti Zapata e Malinovskyi. Io non sono per molta confusione perché perdi del tempo, ma in situazioni come oggi ti danno la spinta per raddrizzare la partita. Piuttosto che creare confusione è meglio avere un attaccante in meno”.




Atalanta Inter, le formazioni ufficiali: esordio dal 1′ per Ruggeri

Atalanta Inter, ecco le formazioni ufficiali

Vediamo insieme le formazioni ufficiali comunicate da Atalanta e Inter a pochi minuti dalla sfida del Gewiss Stadium, valida per la 7a giornata di Serie A.

QUI ATALANTA- Gasperini non cambia modulo, ma non mancano le sorprese. Vista l’assenza di Gosens, spazio dal 1′ sull’out di sinistra a Ruggeri, con Hateboer che stronge i denti sull fascia opposta. A centrocampo confermati Freuler e Pasalic, mentre in difesa Romero sostituisce Palomino. In attacco tMalinovskyi accanto a Gomez e Zapata.

QUI INTER- Sorprese anche in casa interista, dove Conte preferisce Darmian ad Hakimi sulla destra. In difesa torna Skriniar accanto a Bastoni e De Vrij. A centrocampo confermato il tandem Brozovic-Vidal, con Barella che agirà nuovamente sulla trequarti a supporto di Sanchez e Lautaro.

ATALANTA (3-4-2-1): Sportiello; Toloi, Romero, Djimsiti; Hateboer, Pasalic, Freuler, Ruggeri; Gomez, Malinovskyi; D. Zapata.

INTER (3-4-1-2): Handanovic; Skriniar, De Vrij, Bastoni; Darmian, Vidal, Brozovic, Young; Barella; Lautaro, Sanchez.




Atalanta Inter, le probabili formazioni

Le probabili formazioni di Atalanta Inter

Per poter abbozzare le probabili formazioni di Atalanta Inter, è giusto analizzare lo stato di forma e il momento che entrambe le compagini stanno vivendo, apoche ore dalla grande sfida del Gewiss Stadium.

QUI ATALANTA- a Zingonia oggi hanno lavorato a parte De Roon, Hateboer, Gosens e Romero. Quasi certamente il tedesco e il centrocampista olandese non saranno del match, mentre Hateboer e Romero saranno da valutare nelle prossime ore. Tuttavia, proprio l’ex Groningen dovrebbe ancora una volta stringere i denti, mentre sull’out di sinistra al posto di Mojica potrebbe giocare il giovane Ruggeri.

In difesa si dovrebbero rivedere Toloi Djimisti e Romero, con DSutalo e Palomino in panchina. In attacco ritorna il tridente di fuoco Gomez, Zapata e Ilicic, rimasto in panchina contro i reds.

QUI INTER- Conte fino all’ultimo non scioglierà le riserve sulla convocazione di Lukaku. Il gigante belga potrebbe partire con la squadra, ma le chances di vederlo titolare sono basse. Spazio quindi al tandem Lautaro-Sanchez, ma Perisic nel ruolo di seconda punta stuzzica Conte.

In difesa si rivede Skriniar, che dovrebbe affiancare Bastoni e De Vrij, con Kolarov e D’Ambrosio in panchina. Sugli esterni confermati Hakimi e Young. In mediana Vidal e Brozovic, con Barella favorito nel ruolo di trequartista. Ancora panchina per Eriksen.

ATALANTA (3-4-2-1): Sportiello; Toloi, Romero, Djimsiti; Hateboer, Pasalic, Freuler, Ruggeri; Gomez, Ilicic; Zapata. All. Gasperini.

INTER (3-4-1-2): Handanovic; Skriniar, De Vrij, Bastoni; Hakimi, Brozovic, Vidal, Young; Barella; Sanchez, Lautaro. All. Conte.




Atalanta Inter, se Atene piange, Sparta non ride

Peggio di così Atalanta e Inter non potevano arrivare al derby in tinta nerazzurra in programma domenica 8 novembre al Gewiss Stadium.

Un match da sempre affascinante, ricco di emozioni e di gol, come testimoniano le statistiche, ma giocate sul filo della condizione psicofisica.

Dall’ultimo incontro (1 agosto 2020) le cose sono un po’ cambiate sia per Gasperini che per Conte,  e per entrambi la parola d’ordine in questa settimana è stata “riflessione”, soprattutto alla luce delle sconfitte pesanti in Champions. Se Atene piange, Sparta (scegliete voi chi è incarna l’una chi incarna l’altra) di certo non ride. Vediamo perché.

Atalanta Inter, allarme difesa

INDIFESE-  Non è di certo un segreto di Pulcinella che la Dea da anni crei molto in fase offensiva, ma conceda altrettanto nella fase difensiva.

Aldilà della cinquina subita contro i fenomeno del Liverpool che contano fino ad un certo punto, preoccupano invece i dati in campionato: 20 gol subiti in 9 match stagionali (media di oltre 2,1 gol a partita), e una difesa che stenta ancora a ritrovare quei meccanismi solidi del passato.  Fragilità a livello individuali e tattiche che per molto tempo sono state coperte dalla straripanza offensiva di Zapata e compagni, ma che ora anche lo stesso Gasperini fatica non nascondere più.

Sull’altra sponda però i tifosi interisti sono ancor più giustificati a lamentarsi di Conte, passato in poco tempo da guru della tattica a uomo monotematico e senza idee.

Stessa difesa a 3, cambiano gli interpreti, ma non la sostanza: 15 gol subiti in 9 partite (media di quasi 1,7 gol a partita), forse meno grave della situazione atalantina, ma in questo caso a preoccupare l’allenatore salentino è la qualità e la facilità dei gol subiti, soprattutto contro squadre di media-bassa classifica come Benevento, Parma e Fiorentina.

Il passato non si dimentica, e allo stesso modo anche i tifosi meneghini ricordano come ai tempi della Juventus facesse proprio della difesa il suo punto di forza: al suo primo anni in bianconero, infatti, subì solo 20 gol in 38 giornate.

A pieno ritmo

Lenta, imprecisa, e totalmente avulsa dal gioco. Così è apparsa la Dea nella  sfida contro i Reds , come ha dichiarato in seguito anche Gasperini, visibilmente preoccupato per un’intensità che stenta a crescere in questo inizio di stagione. L’assenza di De Roon certamente si fa sentire, così come quella delle ali, meno propositive ed intraprendenti del solito (titolari e non, sia chiaro), ed è inevitabile che meno spinta e pressione, portino la Dea a giocare le sue partite allo stesso livello delle avversarie. Come dichiarato anche in passato dal tecnico nerazzurro, l’Atalanta è straripante solo a certi livelli di intensità, altrimenti calando, perde di brillantezza, velocità di pensiero, esponendosi maggiormente ai rischi.

Non  sono un caso le sconfitte di Napoli e in casa contro la Samp, dove il ritmo è mancato, e la squadra stenta a ballare come il suo capitano.

Anche Conte in termini di intensità a qualcosa da recriminare, ma a se stesso e poi ai suoi giocatori. Nonostante disponga di un centrocampo molto fisico, tecnico e di esperienza, i problemi maggiori sembrano provenire proprio dal centro nevralgico: Brozovic non incide più nella manovra, Vidal ci mette la garra ma non è più  il guerriero dei tempi bianconeri.

Se poi ci aggiungiamo l’incompatibilità tecnico-caratteriale di Eriksen, gli unici a dare un po’ di verve ai meneghini sono le fasce e gli attaccanti, giustamente dettati all’attacco e mai più alla costruzione di gioco, e per questo spesso avulsi proprio dalla dinamiche tattiche delle singole partite.

Atalanta Inter, tra incomprensioni e mercato

Le incomprensioni sono strane, e sarebbe il caso di evitarle, soprattutto quando in paio ci sono obiettivi importanti.

In casa Atalanta i dubbi non riguardano gli obiettivi prefissati in camera caritatis, ma un mercato che al omento non pare aver fornito i giusti rinforzi a Gasperini.

Se per gli esterni abbiamo visto come Depaoli e Mojica facciano anocra fatica ad integrarsi e quanto meno avvicinarsi alla baldanza di Hateboer e Gosens, in attacco Gasp fatica a dare fiducia ai nuovi. Miranchuk non pare poter entrare neanche 5 minuti contro il Liverpool, quando i giochi sono già stati fatti da un’ora, preferendo il debutto ufficiale del Primavera Ruggeri.

Condizione ottimale o meno, a questo punto l’abbondanza in attacco sembra più un problema che una soluzione per Gasperini, da sempre propenso ad oliare i meccanismi molto gradualmente (vi ricordate quando Freuler e Hateboer dovettero far più di 6 mesi di rodaggio prima di convincerlo?). Un’incomprensione che di regola dovrebbe risolversi tra le mura di Zingonia, ma che forse al momento pare condizionare la lucidità del tecnico piemontese e della squadra.

Alta tensione

Il clima che si respira in casa interista non è di certo all’acqua di rose, anzi, è una bomba pronta ad esplodere.  Il colloquio avvenuto a Villa Bellini nello scorso agosto ha influito sulle dinamiche societarie, oltre che sulla mentalità dell’allenatore Conte.

Da allora, l’ex juventino apre aver perso la sua verve, la sua forza, e il vulcano che siamo stati soliti vedere eruttare nei postpartita, è tornato nel suo stato di quiescenza, forse proprio per direttiva di Zhang in persona.

La squadra non incarna più l’animo e la grinta del suo condottiero, proprio perché lo stesso condottiero pare demotivato e costretto a rimanere nella sua prigione dorata solo per non far sborsare alle casse nerazzurre ulteriori milioni inutili per allenatori in vacanza.

Insomma, entrambe arrivano a questo match con molte criticità, insicurezza e dubbi, e mai come questa volta forse più che l’aspetto tecnico-tattico, saranno le motivazioni a fare la differenza.




Atalanta Liverpool 0-5: esame di inglese al prossimo appello

Pare davvero indigesto l’esame di inglese per l’Atalanta in stile studentessa universitaria. Dopo il City, non si è riusciti a prendere la sufficienza nemmeno contro il Liverpool, ma questa volta i dubbi e le incertezze vanno aldilà dello studio e dell’impegno profusi durante sul rettangolo di gioco.

Anche in quel caso incassammo 5 gol, frutto di una netta superiorità degli inglesi. Ma come ha detto Gasp, allora i dati hanno riscontrato una volontà e un indice di crescita che avrebbe fatto ben sperare per il proseguo della stagione.

Nonostante quest’anno la classifica ci veda al secondo posto a pari merito a 4 punti con l’Ajax, il pokerissimo subito a Bergamo contro i Reds ci lascia amarezza e tante preoccupazioni che lo stesso Gasperini non  nasconde nel postpartitaDobbiamo riflettere”.

Atalanta Liverpool, replay del City?

DENTRO AD UN REPLAY-  Sembra di stare dentro ad un replay, un po’ per citare Samuele Bersani, un po’ per tornare con la  mente a quella sfida tanto affascinante quanto indigesta dell’Etihad di appena un anno fa.

Partita a senso unico, qualche incertezza come sempre, ma il coraggio di proporre il nostro calcio almeno non è mancato. Non a caso arrivò il gol su rigore di Malinovskyi. Momentanea gioia, dato poi l’esito infausto, ma che paradossalmente alimentò ancor di più la fiamma della speranza per un passaggio del turno che appariva una chimera.

Contro il Liverpool anche con i titolari probabilmente sarebbe cambiato poco, perché la fame, l’esperienza e lo status degli inglesi avrebbero fatto la differenza in qualsiasi caso.

Fasce inesistenti, ma a nulla serve biasimare il povero Mojica buttato là senza vere indicazioni. O l’olandese Hateboer, in campo a mezzo servizio. Papu costretto a giocare in mediana per cercare di recuperare palloni che puntualmente la difesa reds cercava di scavalcare, mettendo in evidenza tutti i punti deboli della Dea. E come tutte le grandi squadre, a certi livelli la pietà è il segno di grande mancanza di rispetto.

L’Atalanta per 90’ si è guardata nello specchio tattico dei Reds, ma ciò che tutti abbiamo visto è stata solo la fragilità di una squadra impreparata di fronte ad un esame così imponente.

Esame da rifare

LEZIONE DA RIPREPARARE- Gasperini ha preparato il match alla sua maniera, ma forse questa volta lo studio meticoloso non è bastato a passare un esame che avrebbe davvero detto molto sul livello della Dea.

In certi esami, così come in certe partite, è richiesta una maggiore cura dei dettagli, perché spesso sono quelli che fanno la differenza, perché il confine tra passarlo e passare alla grande un esame è labile.

Una cosa è certa: il maestro Gasp ne ha imparate di lezioni prima di salire in cattedra. Il calcio dà meno chances rispetto all’università, ma fortuna vuole che il prossimo appello per l’esame di inglese sia  il 25 novembre. E a Gasp il tempo per riflettere, assorbire, studiare e ripassare la lezione di certo non mancherà.