Atalanta-Torino 3-3: Narciso un po’ distratto (E Papu lasciamolo a Siviglia)

ATALANTA-TORINO- Gasperini  a volte non riesce ad assumersi le colpe per risultati altalenanti, anche se in questo caso il rocambolesco 3-3 concesso al Torino è solo frutto di un altruismo eccessivo della nostra retroguardia (non solo di Palomino, quindi, dato che molti sono pronti con la forca a cacciarlo da Bergamo).

Il tema della stanchezza è ricorrente nelle ultime dichiarazioni del Gasp, ma non può essere l’unica giustificazione per tutto, e soprattutto per un tracollo psicofisico così vertiginoso dopo appena mezz’ora di gioco.

Quando le cose vanno bene è difficile trovare difetti, quando la situazione si complica però le vecchie imperfezioni si notano più facilmente.

Atalanta-Torino 3-3: La sindrome di Narciso

Avere il culto dell’estetismo calcistico è poetico, moderno, ma come tutte le cose il troppo alla lunga risulta controproducente.

L’Atalanta a volte sembra soffrire della sindrome di Narciso: le piace specchiarsi nelle facce attonite degli avversari, soddisfatta di quel che vede. Un gioco fluido, armonico e in pieno stile Barca, ma non sempre si può arrivare con il pallone in area, e anche se potrà sembrare antiestetico, qualche tiro da fuori per sbloccare o raddrizzare un match è consentito. Contro i granata, complice anche la supponenza di poter gestire il match tranquillamente, abbiamo concesso troppo e soprattutto supposto di poter trovare un quarto gol alla fine, dato che di fronte non avevamo il Bayern Monaco, ma il “povero” Torino. A Gasp risolvere le partite con semplici tiri da fuori non piace, ma ricordiamoci che in partite complicate come Lazio, Spal degli anni precedenti le bombe da fuori dei vari Muriel e Malinovskyi hanno risolto i match. Forse promuovere questa strategia a piano B non sarebbe così antiestetico.

Atalanta-Torino 3-3: le vedove del Papu

Nello stesso giorno la Dea pareggia con il Torino e Gomez segna il suo primo gol con il Siviglia. Una coincidenza che non mi auguravo, non tanto per l’ex capitano, ma per tutte quelle vedove del Papu che aspettavamo solo il momento propizio per farsi sentire.

“Serviva uno come il Papu contro il Toro”, “con Gomez non avremmo subito 3 gol”, “Gomez avrebbe svegliato tutti”. Tutte frasi di circostanza che beneficiano del dubbio perenne, dato che rimangono solo supposizioni senza fondamento.  Se crei 30 e non fai 31, non dipende dall’assenza di Gomez, ma dall’atteggiamento generale dell’intera squadra, e forse in questo caso specifico le cause sono da ricercare a livello collettivo non individuale. I blackout di questo genere sono arrivati in passato anche con l’argentino in campo, e Palomino (così come tutta la retroguardia) non scopre certe fragilità solo oggi. Chi rimesta il passato e non pensa al presente, forse dovrebbe rivedere le sue priorità calcistiche.




Gomez al Siviglia: la resa di un capitano

Alla fine Gomez si è dovuto arrendere: altro che Inter o soddisfare la sua voglia di rimanere vicino alla famiglia, in tempi di magra e profonda confusione, anche il Siviglia si trasforma nell’occasione della vita.

Le sirene andaluse hanno sortito l’effetto sperato: accontentare tutti. Le basi economiche sono in via di definizione, ma soprattutto è arrivato il placet da parte dell’argentino, che fino a qualche giorno prima rifiutava categoricamente le ipotesi estere. E forse ora capisce che nella vita bisogna riscrivere nuovi capitoli, se si vuole andare avanti.

ORGOGLIO E DIGNITÀ- Molti partono da zero e arrivano allo status di eroe, ma l’argentino questa volta ha fatto il percorso contrario. Da capitano indiscusso e trascinatore della Dea, improvvisamente si è fatto dilaniare dal suo orgoglio, dal suo quasi delirio di onnipotenza, rifiutando di vestire la maglia nerazzurra con l’unica virtù che da oltre un secolo conta per i tifosi atalantini: l’umiltà.

Basta quindi un no a Gasperini, al suo pigmalione per distruggere in poco tempo tutto quel palazzo d’oro e successi che con tanata fatica lui stesso aveva costruito negli anni, e con grande merito.

Gomez al Siviglia: i difetti di un ex capitano

L’orgoglio non si può annichilire, ma dal punto di vista umano, la dignità va sempre salvaguardata. In questo caso Gomez però ha deciso fino in fondo di portare avanti il suo ideale, sfruttando i social come mezzo ambiguo per spingere i tifosi a fare una scelta: o con me o contro di me.

Un vero capitano non fa scegliere, ma porta tutti in un’unica direzione, in quella stabilita dalla squadra. Un capitano affonda sempre con la sua nave, ma se quella stessa nave diventa tua nemica, allora il senso di appartenenza e i suoi valori non assumono più lo stesso significato.

Purtroppo per lui, il vascello nerazzurro ha continuato e continuerà a navigare spedito anche senza il suo capitano. Per questo motivo a giochi fatti, l’ex capitano ha deciso di tagliare i ponti con gli altri membri dell’equipaggio, disconoscendoli dai social, trattandoli come perfetti sconosciuti.

Sicuramente il popolo nerazzurro si ricorderà del calciatore, forte e generoso. Caratteristiche che però non sembrano appartenere all’uomo, mostratosi debole e un po’ egoista.

Il passato non sarà una terra straniera, perché dimenticare tutto quello che ha fatto sarebbe da ipocriti, ma il futuro sicuramente non promette rimpianti.




Mercato Atalanta, Per Papu è questione di incastri last minute

MERCATO ATALANTA PAPU- L’Atalanta balla anche senza Gomez, ormai è acclarato, e non facciamo influenzare dal pareggio a reti bianche contro il Genoa, perché un passo falso capita.

Per Gasperini e per i tifosi conta solo che la squdar rimanga viva, e nel secondo tempo la Dea ha spinto e voluto fortemente il gol della vittoria, ma questa volta la Dea bendata si è rivelata amica del Grifone.

Niente da ggiungere in ottica mercato, perché la squadra c’è e vuole lottare su tutti i fronti fino alla fine. Discorso diverso in uscita, dove ovviamente Gomez rimane una paradosso intricato, perché in epoca di covid volere non è potere.

Mercato Atalanta: Papu guarda Milano, ma…

Come abbiamo detto già altre volte, Percassi e Gomez fanno il loro gioco. Percassi rifiuta di cedere l’argentino alle competitor, ma per la pista estera rimane disponibile a trattare.

Viceversa, Gomez aspetta solo squadre al massimo distanti 50-60 km (Inter o anche Juventus, per qualche chilometro in più non si scandalizzerebbe). L’Inter non ha mai nascosto l’interesse per il numero 10, ma il prezzo fissato da Percassi e il veto imposto sicuramente rendono arduo il suo trasferimento.

Il patron nerazzurro non avrebbe problemi a lasciare in tribuna per altri sei mesi l’argentino. Tuttavia, capisce la volontà del giocatore di lasciare Bergamo per rilanciarsi, e questo potrebbe rivelarsi la chiave per sbrogliare la matassa.

Sicuramente i buoni rapporti commerciali con Zhang fanno filtrare ottimismo per una cessione anche solo temporanea nelle prossime settimane. Al momento però l’Inter ha altre grane a cui pensare, come la cessione della società che potrebbe influirebbe sulle scelte di mercato.

Intanto l’argentino rifiuta tutti e tutte, e aspetta solo che da Milano qualcuno gli dia buone notizie. Come ogni sessione di mercato, gli incastri del puzzle devono combaciare perfettamente, ma a questo punto le probabilità che il puzzle sia tinto di nerazzurro crescono di ora in ora. Inter o Atalanta, il nerazzurro pare nel destino del Papu, a meno di clamorose sorprese last minute.




Adattarsi

Adattarsi”. Questo verbo che lo stesso Darwin indicò come il segreto della sopravvivenza della specie, e anche nel calcio, così come nella vita, stiamo capendo come non sempre il più forte abbia la meglio.

Ogni riferimento a Gomez non è casuale, e soprattutto alle parole di Gasperini nel postpartita di Benevento-Atalanta che ancora una volta ha ribadito come l’argentino non abbia voluto adattarsi e omologarsi alle nuove idee tattiche previste dall’allenatore di Grugliasco.

PIGMALIONE- Il teorico (e forse ancor più pratico)del calcio Gasperini molto si avvicina alla concezione Darwiniana: chi si mostra duttile, ha il suo rispetto, chi è monoruolo, fa fatica  a crescere ed evolversi in un contesto così ben oliato come quello nerazzurro.

Tradotto: ti adegui alle concezioni del mister, inevitabilmente il suo calcio ti selezionerà naturalmente e ti permetterà di mantenere livelli psicofisici aldilà di ogni immaginazione. E paradossalmente proprio Gomez  fu il primo a riscoprire nei suoi geni questa speciale capacità di trasformarsi e omologarsi ad immagine e somiglianza dei diktat tattici di Gasperini, spesso anche sacrificandosi in posizioni “scomode”. Gasperini per l’argentino si è rivelato un vero Pigmalione, ma col tempo la creatura si può ribellare al suo creatore.

Forse Darwin all’epoca si dimenticò proprio dell’ineluttabile scorrere del tempo, perché più passa e più quel senso di onnipotenza dato dalle proprie qualità rischia di farti perdere la trebisonda.

Gomez ne ha ben donde di certificare il suo apporto essenziale con le immagini nelle sue stories  di Instagram per controbattere alla tesi di Gasperini, ma ora rischia di battersi la zappa sui piedi, perché  il talento non è mai stato messo in discussione, ma la maturità nel capire quando poter ulteriormente crescere e imparare senza porsi limiti, quella purtroppo non è questione di adattamento, ma di orgoglio,  sfera del libero arbitrio dove neppure gli dei hanno potere, figuriamoci Pigmalione Gasperini.




Atalanta-Sassuolo 5-1: la regola dell’equilibrio (senza Gomez)

ATALANTA SASSUOLO-EQUILIBRIO-GOMEZ Chi ben comincia è a metà dell’opera, come dice l’adagio popolare, e meglio di così l’Atalanta non poteva esordire nel 2021.

Una cinquina al Sassuolo che in pochi avranno trovato durante le feste date le restrizioni anticovid, ma che il maestro Gasp ha pescato facilmente contro i neroverdi.

Anno nuovo, solita Atalanta di inizio anno: da tre stagioni consecutive, infatti, la Dea vince la prima partita dell’anno solare con una cinquina (Frosinone-Atalanta 0 5 nel 2018, Atalanta-Parma 5-0 nel 2019 e ieri Atalanta-Sassuolo 5-1).

Una partenza col botto, ma oltre lo spettacolo i nerazzurri hanno dimostrato di poter vincer e convincere con una speciale regola amata e inseguita da tutti gli allenatori: quella dell’equilibrio. O meglio, del nuovo equilibrio senza Gomez.

PESSINA L’EQUILIBRISTA-  A volte per fare un passo avanti, devi perdere per un attimo l’equilibro, soprattutto se devi capire come sopperire all’assenza della tua elite argentina. Matteo Pessina sta facendo molto di più, dimostrando di poter giocare a suo agio in bilico tra centrocampo e attacco, e non ha bisogno di una rete sotto la sua astratta corda, perché con Gasperini e il resto della squadra capita una volta su mille di cadere.

Dopo vari tentativi, alla fine è arrivata la rete della conferma per lui, ma anche senza il suo nome sul tabellino tutti avrebbero notato la sua naturalezza nel destreggiarsi tra le linee. Uomo in più della mediana quando c’è da difendere, ma presenza altrettanto importante in fase offensiva. La posizione più centrale e meno defilata di Gomez permettono ai suoi compagni di reparto Ilicic e Zapata di spartirsi meglio i difensori avversari. E come abbiamo visto, in mezzo prima o poi un buco dove inserirsi qualcuno lo trova sempre (vedi Freuler e appunto Pessina).

Più responsabilità creative allo sloveno, ma più compito tattici al ragazzo di Monza che fino adesso il suo ruolo di equalizzatore lo sta assumendo più che discretamente.

Atalanta-Sassuolo: nuovo equilibrio senza Gomez

REGISTA SVIZZERO-  Sia chiaro, Remo Freuler è tra i pochi stacanovisti nerazzurri, e una fase di flessione fisiologica gli è concessa. Forse più che qualche panchina di riposo, gli sarebbe servita maggiore responsabilità.

Da quando Papu non gioca più e Gasperini ha chiaramente fatto capire che ci sono altri leader in campo, lo svizzero non ha tradito le attese. Nel mese di dicembre abbiamo assistito ad un crescendo nelle sue prestazioni, e l’apice l’ha raggiunto nella partita contro i neroverdi, dove guarda caso la fascia di capitano al braccio lo ha trasformato nell’autore intellettuale dei gol di Zapata e Muriel.

Improvvisa fiducia nei propri mezzi o nuovo assetto che massimizza il suo lavoro? Una cosa non esclude l’altra, certo, ma forse di coincidenze con Gasp al comando non si può proprio parlare.

Quale sia il futuro di Gomez ancora nessuno lo sa, ma ora sappiamo che anche senza l’argentino questa Dea può continuare a camminare tranquillamente sul filo che la separa dai suoi obiettivi. Con la consapevolezza di poter rimanere in equilibrio a lungo.




Gli eredi del Papu

Il pareggio spettacolare ottenuto contro la Juventus lascia tanto amaro in bocca per le occasioni non capitalizzate (in questo caso però un applauso a Sczesny è doveroso farlo), ma sul piano tecnico-tattico sembra darci indicazioni importanti sul futuro dell’Atalanta, e forse del Papu Gomez.

L’inno della Juventus canticchiato nel pre-gara e quella mancata esultanza al gol del compagno Freuler, sono segni inequivocabili di una frattura che lo stesso Papu non sembra intenzionato a risanare. Per una volta mi piacerebbe parlare dell’aspetto prettamente più pratico.

Malinovskyi e Pessina stanno crescendo e convincendo sempre più in quella zona di campo,  offrendo maggiore intensità e aggressività, come poi dichiarato da Gasperini nel post-partita.

Certo, senza Ilicic e Gomez si perde una bella fetta di creatività e intuizione, ma in un campionato molto tattico e con squadre che hanno come virtù la corsa e la pressione, sicuramente l’equilibrio rimane la prima prerogativa a cui non rinunciare.

Juventus-Atalanta: passaggio di consegne del Papu Gomez?

Contro i bianconeri questa mentalità ha fruttato solo il pareggio, ma sicuramente in altre circostanze darà maggiori garanzie e soddisfazioni. Gasperini quindi ha trovato nuove chiavi per aprire le porte delle difese avversarie, non facendo rimpiangere l’estro e l’imprevedibilità di Ilicic e Gomez.

Qui sorge spontanea (al sottoscritto, magari a voi no) una domanda provocatoria. La Dea potrà fare a meno del suo capitano? Abbiamo già trovato gli eredi del Papu?

Al momento i numeri sono incontrovertibili. Con Pessina e Malinovskyi in campo, non solo la Dea non ha mai perso, ma ha trovato pure una solidità difensiva esemplare.

I numeri non mentono, così come l’ atteggiamento dell’argentino, che in campo mostra ancora di valere un tesoro, ma che in fin dei conti contro la Juventus non ha sublimato il gioco dei nerazzurri e dimostrato di essere l’unico insostituibile.

Come dice il detto, sono tutti utili, ma nessuno è indispensabile, e nel caso della Dea la duttilità e l’utilità di Malina e Pessina stanno decisamente dando più soddisfazioni al Gasp di quanto potesse immaginare.

A livello creativo, è impensabile che Pessina e Malinosvkiy possano ereditare il genio del Papu, ma sul piano tattico questo passaggio di consegne è già in atto da tempo.

Giustamente la società e Gasperini hanno dovuto lavorare d’anticipo per agevolare questo passaggio pesante di eredità, con gli acquisti di Miranchuk e Malina.

Inizialmente si trattava solo di una questione anagrafica (a febbraio il Papu fa 33 anni), ma alla luce delle tensioni interne, Gasperini non può far altro che accelerare i tempi, per chissà, rendere meno amaro un addio che sul piano umano non potrà essere colmato, ma che la società spera che tatticamente l’eredità venga distribuita equamente.




Atalanta Midtjylland: anche il Papu è umano

ATALANTA MIDTJYLLAND PAPU- Rispetto alla sfida contro il Verona, questa volta c’è stata la reazione, ma cinismo e lucidità stentano a farsi vive tra i vari attaccanti nerazzurri.

 Abbiamo capito che la flessione vertiginosa dei colombiani è causa soprattutto delle Nazionali (non l’unica a questo punto). ma c’è un altro sudamericano che dopo la sosta sembra aver perso quell’allure quasi divina: Papu Gomez.

Gasperini neanche sotto tortura rinuncerebbe  al suo diez, e già in passato lo ha costretto a tour de force al limite del proibitivo. Tra botte e acciacchi, l’argentino ha sempre risposto presente in campo, sfornando prestazioni convincenti e instillando pure il dubbio che fosse un cyborg, data la sua notevole velocità di recupero dell’energie. A smentire però questa tesi ci ha pensato in conferenza stampa lo stesso Gasp, che alla domanda sull’uscita anticipata del Papu nel secondo tempo ha risposto “Non mi è piaciuto”.

Un pensiero che in molti hanno condiviso, ma in confronto ai suoi compagni sudamericani ancora una volta il Papu non si era tirato indietro dal provare ad illuminare i suoi compagni.

Atalanta Midtjylland: Papu è stanco

Sia chiaro, per Gasp il Papu rimane sempre imprescindibile. A questo punto forse la sua “intangibilità” dovrebbe essere rivista, alla luce di una condizione psicofisica non esaltante.

In estate si è parlato molto del vice Ilicic, ma forse Gasp avrebbe dovuto anche inventarsi qualche stratagemma tattico per concedere il meritato riposo al guerriero argentino.

Come il Papu non c’è nessuno, sia a livello tecnico e tattico. Trovare un sostituto di ruolo pare impresa complicata, ma le soluzioni offensive non mancano per garantire estrema pericolosa ed equilibrio in avanti.

Un discorso da rinviare a data da destinarsi, non solo perché Gasp difficilmente non rinuncerà così facilmente al suo leader tecnico-tattico, ma perché al momento tra covid e infortuni in attacco le scelte sembrano obbligate.

Testa bassa e pedalare” aveva scritto in post il Papu, e come sempre sarà lui a dare il buon esempio.