Nazionali nerazzurri: le nostre stelle non stanno a guardare

Il fastidioso e fazioso adagio popolare portato avanti da pseudo giornalisti e anti-atalantini negli ultimi anni dice che i nazionali nerazzurri fuori dal contesto nerazzurro, e soprattutto fuori dai meccanismi ben oliati del Gasp tornino ai loro livelli di atleti mediocri ancora inesperti per affrontare i grandi palchi europei.

Ebbene, quei pochi sciocchi che hanno deliberatamente voluto mettere le fette di salame sugli occhi, ora è meglio che se le tolgano e se le mangino, per non sgranocchiarsi rabbiosamente le mani.

In 10 giorni di Europei, i nostri atalantini non si sono fatti attendere, e hanno mostrato di che pasta sono fatti. E la non notizia è che si tratta della stessa sostanza resa malleabile da Gasperini.

Nazionali nerazzurri: ma quale comfort zone?

La verità è che senza il guizzo, la freschezza mentale e l’imprevedibilità dei nostri, alcun nazionali ora si troverebbero in guai seri.

Malinovskyi è il leader indiscusso della sua Ucraina, e anche se al momento rimane a secco di gol, tanto basta l’assist fornito per il gol nel match contro il compagno olandese Marten De Roon e altre giocate da Ruslan per confermare la sua crescita esponenziale. Per l’acquisiione di quella consapevolezza da leader anche in nerazzurro, aspettiamo ancora qualche mese, ma sicuramente questa esperienza europea non può che forgiarlo ulteriormente nel corpo e nello spirito.

La fiamma del caldo talento di Miranchuk ha scosso la Russia dal suo torpore iniziale. Grazie al gol dello zar, l’ex nazionale sovietica può continuare a sperare nella qualificazione agli ottavi, in un girone che il Belgio dovrebbe amministrare senza affanni, ma chissà se Lukaku e compagni sarebbero stati tranquilli se il nostro Aleksey avesse giocato anche nel match d’esordio. Fatto sta che il premio di “star of the match” non gliel’ha potuto togliere nessuno, nell’attesa che possa abbagliare definitivamente anche con la maglia della Dea in campionato.

Robin Gosens era partito in sordina contro la Francia, per poi asfaltare la fascia lusitana in tutta tranquillità. In Germania si sono sorpresi dell’exploit del nostro panzer (quasi due assist e un gol contro il Portogallo di Cr7), ma a Bergamo la consideriamo normale amministrazione per un esterno che sta dimostrando di avere pochissimi rivali su quella fascia.

Galeotta fu quella maglia non scambiata a fine partita con Ronaldo? A volte come dice Vasco, forse davvero basta poco per dare il meglio di sé. E intanto il prezzo sale…

Come sempre però le serpi si nascondono tra noi, tra i milioni di tifosi azzurri che ora festeggiano e osannano Pessina e Toloi, ma che alla vigilia dell’Europeo speravano di non vederli tra i convocati.

In questa nazionale il nostro ministro della difesa e il nostro equilibratore stanno benissimo, e se non sono bastate le decine di partite ad alto livello per dimostrarlo, qualcuno dovrà farsi bastare la prestazione messa in campo contro il Galles. Pulito, solido, efficace l’uno, letale, cinico e dinamico il secondo.

Normale amministrazione per le nostre stelle in Europa, perché i raggi di luce emessi a Bergamo possono coprire distanze notevoli. E nessuno ora può più offuscarle